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venerdì 31 luglio 2020

Van Gogh

Vincent Van Gogh, Lettere a Theo.





mercoledì 29 luglio 2020

Van Gogh

La normalità è una strada lastricata: è comoda per camminare, ma non vi cresce nessun fiore.
Vincent Van Gogh

martedì 21 aprile 2020

Van Gogh

Quando ti alzi il mattino, pensa quale prezioso privilegio è essere vivi: respirare, pensare, provare gioia e amare.
(Marco Aurelio)

giovedì 1 settembre 2016

Vincent Van Gogh

"Ho pensato di essere capito senza parole.”
— Vincent Van Gogh, una lettera a Theo Van Gogh

venerdì 29 luglio 2016

Vincent Van Gogh

SIGNORE DI ARLES (1888)
Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo
In una lettera del 16 novembre 1888 Vincent Van Gogh descrive il dipinto alla sorella Wilhelmina, con parole significative che rivelano gli intenti dell'artista...

..."delle due donne che passeggiano la più giovane porta uno scialle scozzese verde e arancio e un parasole rosso. La vecchia ha uno scialle viola-blu quasi nero... dietro alcuni cedri o cipressi verde smeraldo... so che non può rassomigliare al vero, ma per me l'insieme rende il carattere poetico e lo stile del giardino così come io li sento. Egualmente supponiamo allora che non vi sia nessuna, assolutamente nessuna somiglianza volgare e fatua; la scelta deliberata del colore, il viola scuro crudamente chiazzato dal giallo limone delle dalie, mi fa venire in mente la personalità della mamma..."

martedì 20 ottobre 2015

Seurat - Van Gogh - Mondrian

SEURAT-VAN GOGH-MONDRIAN. IL POST-IMPRESSIONISMO IN EUROPA

28-10-2015 - 13-03-2016
Genere
Arte contemporanea
Struttura
Palazzo della Gran Guardia
Piazza Bra
37100 Verona (Verona)
Info
045 8538186
Costo: 12,50€ - 14,50€
Note
Prezzi comprensivi di prevendita

domenica 30 marzo 2014

Van Gogh

Ramo di mandorlo in fiore o Ramo di mandorlo fiorito è un dipinto ad olio su tela di cm 73.5 X 92 realizzato a Saint Rémy nel 1890. La tela fu un regalo che lo stesso pittore fece al fratello Theo Van Gogh e alla moglie Johanna Bonger per la nascita del loro figlioletto, di nome Vincent Willem.
L'opera è la rappresentazione di un ramo di mandorlo fiorito, dai petali bianchi, quasi perlacei, che si stagliano in un cielo blu, dalle sfumature turchesi. Come simbolo di vita, Van Gogh scelse i rami del mandorlo, uno dei primi alberi in fiore che, nel soleggiato sud, in quel febbraio annunciava l'imminente primavera.
L'opera fu sicuramente ispirata dalle stampe giapponesi, probabilmente la prima di una serie che Vincent non riuscì a terminare perché sconvolto da una crisi.
Il quadro oggi è esposto al Van Gogh Museum di Amsterdam nella sezione 1889-90 Saint Rémy.

Van Gogh


Vincent van Gogh’s paintings of flowers

Van Gogh

Caffè Van Gogh ad Arles 

Vincent Van Gogh

È come avere un gran fuoco nella propria anima e nessuno viene mai a scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po' di fumo, in alto, fuori del camino e poi se ne vanno per la loro strada.
(Vincent Van Gogh)

lunedì 29 luglio 2013

Giordano Bruno Guerri:Van Gogh era pazzo? Non lo credo affatto. E se proprio pazzo lo si vuol definire, la sua era una forma di pazzia molto speciale.

"Abbiamo solo le lettere di Vincent al fratello, e sono di grande passionalità che ci spiegano di lui molto più dei suoi quadri. Ho potuto, per la prima volta in questo libro  svolgere un lavoro di saggista potendo soddisfare questo mio desiderio di raccontare e interpretare una vita altrui non solo attraverso i documenti, come faccio normalmente con i miei libri storici, ma anche attraverso i miei sentimenti.
Mi sono messo in comunione con van Gogh, almeno ci ho provato, ho vissuto molto tempo circondato dai suoi quadri, purtroppo solo riproduzioni, per scrivere questa opera di sintesi, un’opera breve ma intensa, di bella lettura di cui vado abbastanza fiero. Ho voluto pubblicarlo con un editore diverso dal solito proprio per segnare e rimarcare che è un altro libro rispetto a quelli che ho scritto finora. Ho voluto approfondire la tragedia della sua vita, passata in miseria pur di non accettare compromessi. Si rassegnò a vivere con i pochi denari che gli passava suo fratello gallerista d’arte che gli comprò tutte le opere realizzate, perché in vita van Gogh non ha mai venduto un quadro.
Ha vissuto dimostrando una grande voglia di sacrificio e di dolore. Era capace di dormire su dei bastoni per non stare troppo comodo, mangiava pane e olive anche quando c’era dell’altro. Insomma era uno che voleva farsi del male. Anche il taglio dell’orecchio era una forma di auto sacrificio. Goghin è bello, alto chiacchierone, a differenza di van Gogh che è grifagno, brutto, tozzo e con gli occhi spiritati, gli ruba la bella Rachel la prostituta che lui aveva sempre frequentato, e soffre di questo tanto che si taglia l’orecchio. E’ un gesto di pazzia?”.

Autore: Giordano Bruno Guerri Titolo: La Follia. Vita e morte di Vincent Van Gogh Editore: BOMPIANI

Dall'epistolario di Vincent Van Gogh, contenente lettere indirizzate al fratello Theo tra il 1881 e il 1885


L'Aia, fine agosto 1882.
 Ieri, verso sera, nei boschi, ero intento a dipingere un terreno leggermente digradante, coperto di foglie di faggio secche, quasi polverizzate. Il terreno era di un colore rosso bruno, in alcuni tratti più chiaro e più scuro in altri, e queste sfumature erano maggiormente accentuate dalle ombre degli alberi che le striavano di strisce più o meno cupe, a volte nitide, a volte semisfocate. Il problema consisteva — e l'ho trovato molto difficile — nell'ottenere la giusta intensità di colore, nel rendere la forza, l'enorme compattezza, di quel terreno; e solo dipingendo mi sono accorto, per la prima volta, di quanta luce c'è ancora nel crepuscolo. Io dovevo cercare di conservarla, quella luce, rendendo al tempo stesso lo scintillio e la profondità di tutta quella gamma di colori.... Ti descrivo la natura, e non saprei dire nemmeno io sino a che punto sono riuscito a coglierne un riflesso, nel mio schizzo; tuttavia, so perfettamente che sono stato colpito da quell'armonia di verde, di rosso, di nero, di giallo, di turchino, di bruno e di grigio. Però, per dipingere questo, ho dovuto rompermi la schiena. Per il terreno sono stato costretto a consumare un tubetto e mezzo di bianco - benché il terreno fosse molto scuro — e, inoltre, del rosso, del giallo, dell'ocra scura, del nero, della terra di Siena, del bistro: e il risultato è un bruno rossastro che va tuttavia dal bistro a un rosso vino cupo, e perfino al livido, al biondo e al rossastro. Inoltre c'è ancora il fondo del terreno e una striscia sottile di erba fresca che imprigiona la luce e scintilla radiosamente: era difficilissimo a rendersi. Ecco, comunque, un abbozzo, a proposito del quale posso affermare, checché se ne dica, che ha un certo valore e che esprime qualcosa. Mi sono detto, mentre lo dipingevo: non mi muoverò di qui prima di essere riuscito a mettervi un riflesso dell'autunno, qualcosa di misterioso, una certa sincerità. Ma poiché l'effetto è di breve durata, ho dovuto lavorare in fretta e ho subito reso le figure con pochi colpi energici di pennello. Avevo notato che i tronchi giovani erano solidamente radicati nel terreno, e ho incominciato a dipingerli con il pennello; ma poiché i tocchi si confondevano a mano a mano con l'impasto del suolo, ho premuto allora direttamente il tubetto di colore sulla tela, per indicare le radici e i tronchi, e poi li ho rimodellati con l'aiuto del pennello. Sì, eccoli piantati, ora, diritti nella terra: ne spuntano fuori, ma sono saldamente radicati a essa. In un certo senso sono felice di non aver imparato a dipingere: forse avrei imparato a trascurare un effetto del genere. Adesso dico: no, ecco esattamente ciò che Voglio; se questo non va, pazienza, non va; ma voglio cercare di dipingerlo lo stesso, pur ignorando come superare l'osta
colo. Non saprei dirti come me la cavo. Mi sono sistemato con un foglio bianco davanti al punto che colpisce la mia attenzione, guardo quello che ho dinanzi agli occhi, e mi dico: questo foglio bianco deve diventare qualcosa; torno a casa insoddisfatto, lo metto da parte, e quando mi sono un po' riposato vado a guardarlo in preda a un'angoscia indefinibile. Sono sempre insoddisfatto, perché ho ancora troppo nitido nella mente il ricordo di quello stupendo angolo di natura per essere contento, ma questo non m'impedisce di ritrovare nella mia opera un'eco di ciò che mi aveva colpito, e mi accorgo che la natura mi ha detto qualcosa, mi ha parlato, e io ho trascritto in stenografia le sue parole. Benché alcune parole della mia stenografia siano indecifrabili, benché possano esservi errori o lacune, resta nondimeno qualcosa di ciò che la foresta, la spiaggia e le figure mi hanno detto; e non è il linguaggio addomesticato, convenzionale, derivato da una maniera studiata o da un sistema, ma è ispirato dalla natura stessa. Ecco un altro scarabocchio delle dune. C'erano laggiù piccoli arbusti le cui foglie, bianche da una parte e verde scuro dall'altra, stormiscono e brillano continuamente. Nello sfondo, cupi boschi cedui. Come vedi, consacro tutte le mie energie alla pittura e scavo il problema dei colori: finora me n'ero astenuto, e non lo rimpiango. Se non mi fossi dedicato al disegno, non sarei attratto da una figura che mi appare come una terracotta incompiuta, e non ne sarei colpito. In questo momento ho l'impressione di trovarmi in alto mare: devo consacrare alla pittura tutte le forze di cui posso disporre. Se vorrò dipingere su tavola o su tela, ci saranno spese: tutto costa caro, anche i colori sono cari, e la mia riserva si esaurisce presto. Ma pazienza, sono le difficoltà nelle quali incorrono tutti i pittori, e perciò dobbiamo soppesare i nostri mezzi. So tuttavia con certezza di possedere il senso dei colori e che questo senso si svilupperà sempre più, perché ho la pittura l'ho nel sangue. Non so dirti quanto ti sono grato del tuo aiuto così generoso e disinteressato. Ti penso spesso e faccio voti perché la mia opera diventi buona, interessante, virile, in modo che essa possa darti al più presto qualche soddisfazione.