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venerdì 29 maggio 2020

Franca Rame


"Fine maggio. Ricevo la prima busta paga da onorevole. Guardo e riguardo i “cedolini” e non capisco niente. Scopro che il mio stipendio mensile è di 15.000 euro e che ho 150 euro di rimborso spese per il parrucchiere. Troppi soldi. Accenno a qualche senatore e pure a qualche deputato l’idea di proporre una decurtazione del nostro stipendio a favore delle situazioni tragiche che si stanno moltiplicando nel nostro Paese. Ma è come se stessi giocando a squash, lo sport in cui si lancia la pallina contro il muro e lei torna indietro a gran velocità. Se non sei un vero campione non riesci neanche a sfiorarla: ti passa via da sotto la racchetta, invisibile… Ecco, le mie parole slittano oltre le orecchie dei senatori come proiettili di gomma. Loro guardano altrove, cambiano discorso.… Qui è davvero tutto assurdo. Al ristorante non devi pagare il conto: ti viene detratto dallo stipendio, sembra uno scherzo. Sapete quanto spendo? io, che sono vegetariana e astemia, pago intorno ai 3 euro, meno che all’Osteria degli spiantati sui Navigli. Alla buvette invece il conto lo paghi, ma dopo aver consumato perché pagare prima non è elegante. A qualcuno però capita, distratto, di uscire dimenticandosi di pagare il conto, ma è ovvio che è una svista innocente. Andiamo, siamo senatori, a chi mai fra noi verrebbe in mente di fare il furbo e rubare?! Ah.. ah.. mi esce una risata a tutta gola!”

Franca Rame (Parabiago, 18 luglio 1929 – Milano, 29 maggio 2013)

martedì 18 luglio 2017

Storie d'amore

Ho avuto per Franca un amore assoluto, sconfinato, traboccante. Ricordo quando ebbe un incidente stradale, doveva dormire su una superficie rigida e si sdraiava sul pavimento perché sul letto non riusciva a stare. E io andavo a sistemarmi vicino a lei per terra.
—  Dario Fo

sabato 18 luglio 2015

Franca Rame

Fine maggio. Ricevo la prima busta paga da onorevole. Guardo e riguardo i “cedolini” e non capisco niente. Scopro che il mio stipendio mensile è di 15.000 euro e che ho 150 euro di rimborso spese per il parrucchiere. Troppi soldi.
Accenno a qualche senatore e pure a qualche deputato l'idea di proporre una decurtazione del nostro stipendio a favore delle situazioni tragiche che si stanno moltiplicando nel nostro Paese. Ma è come se stessi giocando a squash, lo sport in cui si lancia la pallina contro il muro e lei torna indietro a gran velocità. Se non sei un vero campione non riesci neanche a sfiorarla: ti passa via da sotto la racchetta, invisibile… Ecco, le mie parole slittano oltre le orecchie dei senatori come proiettili di gomma. Loro guardano altrove, cambiano discorso.
Sul momento non capisco. Me ne renderò conto solo in seguito, nel 2013, quando a Palermo un gruppo di giovani eletti alle regionali nel Movimento 5 stelle tratterrà dallo stipendio solo 2500 euro a testa degli oltre 12.000 previsti dalla paga mensile; tutto il resto lo verserà in una cassa per sovvenzionare le piccole e medie imprese. Su quattro o cinque eletti di altri partiti presenti all'operazione, due crolleranno a terra svenuti. 
Penso a quante persone che conosco sbarcano il lunario con 800, 900 euro al mese… penso ai pensionati a 400, 600 euro al mese… immaginatevi i miei pensieri e il mio sincero imbarazzo davanti al mare di soldi della mia paga… ormai ho capito che solo l'allusione a certi atti di generosità e di senso umanitario può provocare un infarto ai miei colleghi. Quindi silenzio e monologhi a gesti sui buoni sentimenti! (…) Qui è davvero tutto assurdo. Al ristorante non devi pagare il conto: ti viene detratto dallo stipendio, sembra uno scherzo. Sapete quanto spendo? io, che sono vegeteriana e astemia, pago intorno ai 3 euro, meno che all'Osteria degli spiantati sui Navigli. Alla buvette invece il conto lo paghi, ma dopo aver consumato perchè pagare prima non è elegante.A qualcuno però capita, distratto, di uscire dimenticandosi di pagare il conto, ma è ovvio che è una svista innocente. Andiamo, siamo senatori, a chi mai fra noi verrebbe in mente di fare il furbo e rubare?! 
Ah..ah…mi esce una risata a tutta gola!
—  Franca Rame 

venerdì 18 luglio 2014

Franca Rame



Mi vergogno di chi non si vergogna!
— Franca Rame alla manifestazione "Se Non Ora Quando?"

Franca Rame

La responsabilità di ogni azione infame compiuta dentro la collettività deve essere un atto imputato non ai singoli ma all’insieme di tutte le presenze responsabili.
In poche parole, nessuno può dirsi o pensarsi innocente riguardo ad atti indegni che si producono in un contesto di responsabilità collettiva. Un uomo, specie se di potere, che è al corrente dell’agire indegno che non solo danneggia economicamente la cosa pubblica ma che oltretutto intacca duramente la credibilità della giustizia e del suo operare, non può tirarsi o dirsi fuori dall’indegnità di ognuno dichiarando: “Io non c’ero, non ho visto… ho sentito sì parlare di questi intrallazzi ma non sono intervenuto a denunciarli in quanto non mi sentivo coinvolto!” […] 
Costoro si rendono colpevoli degli stessi atti infami commessi dai disonesti intrallazzatori e, se anche saranno in grado di dimostrare di non aver partecipato agli atti criminali che si sono svolti nell’ambiente in cui operano, la loro colpa non potrà essere giustificabile.
Per finire, chi vede, ascolta, conosce ma non denuncia l’atto infame è a sua volta colpevole quanto gli organizzatori primari dell’atto indegno.

Franca Rame

lunedì 24 marzo 2014

Dario Fo e Franca Rame

E' mancata tra le mie braccia, talmente bella da intimidirmi.
Lei era in camera che mi faceva la valigia e come al solito mi sgridava, mi diceva che sono distratto e imbranato. Poi la sua voce si è affievolita, sono andato in camera e l'ho trovata sul letto che ansimava. Le ho fatto la respirazione bocca a bocca. Non so per quanto tempo, so solo che quando se n'è andata avevo il suo volto tra le mani, come in tutti i sessant'anni passati insieme.
- Dario Fo su Franca Rame






Dario Fo

Non ho la ricetta del matrimonio perfetto. Se ce l’avessi, l’avrei lanciata sul mercato. Io e Franca siamo stati fortunati. Di crisi ce ne sono state, ne abbiamo avute di continuo. Molte però sono liti che prevedono solo quattro risate. È difficile dire cosa serve per una buona convivenza, non ci sono ricette. Forse, nel nostro caso, l’aver fatto lo stesso mestiere ha aiutato.La riuscita di un rapporto d’amore è un fatto misterioso, sempre sorprendente, non c’è una legge. Credo che nel nostro caso, il successo della nostra unione sia aver diviso responsabilità ed aver condiviso progetti da realizzare. Se non si producono battaglie insieme, è difficile reggere.” 
-Dario Fo