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domenica 28 ottobre 2018

giovedì 10 agosto 2017

Cosa pensano le ragazze

"Sai quando il pensiero dell'altra persona è una specie di carta da parati del cervello, che anche se non ci pensi è sempre lì?”
- Concita De Gregorio, Cosa pensano le ragazze

sabato 15 luglio 2017

Concita De Gregorio

L’attesa delle persone amate non è una pausa: è un lavoro incessante, una fatica mostruosa, una lotta contro i peggiori dei pensieri. È uno spazio che si riempie di mostri e ti sorprende alle spalle. Gli anni passano, i minuti no. Il tempo della vita vola via e insieme ti dice a ogni istante che proprio quel momento avresti voluto e dovuto passare con chi ami, quello e non un altro, non ce ne sarà un altro uguale, e allora perché non è lì, perché ti lascia nell’angolo la persona che da sola darebbe luce e forza alla tua vita, a cui vorresti affidare intera la tua? Dove altro è, e perché? Perché: questa la domanda alla quale nessun libro, nessun luogo, nessun farmaco, nessun mago dà pace.
— “Mi sa che fuori è primavera”, Concita De Gregorio

martedì 13 settembre 2016

Concita De Gregorio

“L’amore non si dimentica di te anche quando tu lo ignori. Torna, bussa. Se non rispondi ti porta a fondo. Devi averne un po’ paura, ma più di tutto devi mostrargli il tuo coraggio. Devi esserci, quando chiama. Devi essere lì e prenderti cura di lui. Solo se lo lasci libero di andare puoi vederlo tornare.” 

- Concita De Gregorio, Mi sa che fuori è primavera

venerdì 11 settembre 2015

Concita De Gregorio

L'uomo, in quasi la totalità dei casi, si accorge del mutamento di umore in corso nell'altro solo all'evidente vista delle lacrime. Le donne, probabilmente per questo, piangono fino a quattro volte più facilmente.
In qualche modo devono pur farglielo capire.
—  Concita De Gregorio, “Malamore, esercizi di resistenza al dolore"

venerdì 26 giugno 2015

Mi sa che fuori è primavera

Ferite d'oro. Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara con oro liquido. È un'antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si chiama amore.
— Concita de Gregorio, Mi sa che fuori è primavera

mercoledì 10 settembre 2014

Concita De Gregorio

Vorrei poter dire che se devi uscire alle cinque per un impegno improrogabile e alle cinque meno dieci la persona con cui dividi l’esistenza ti pone una questione epocale da cui dipende l’esito della tua giornata, della settimana e della vita, ecco, quella è una prova di forza, una forma sottile di violenza che si esercita nel celebre quesito: dimostrami che cosa è più importante per te.
Perché si sa che l’amore viene prima di tutto, per le donne è certamente così.
Perché se hai interessi fuori, più importante deve essere sempre, tuttavia, l’interesse dentro.
Perché se un uomo può dire “scusami ma ho da fare”, e dimenticarsi l’anniversario, la spesa, la festa di compleanno del bambino, la consegna a domicilio, una donna no, non può farlo.
O meglio: può, ma paga un prezzo.
Concita De GregorioMalamore - Esercizi di resistenza al dolore

domenica 24 agosto 2014

Malamore di Concita De Gregorio

“L’accorato appello, a sostegno delle giovani donne che prima o poi accoglieranno nelle loro vite quei trentenni, è rivolto alle madri. Si potrebbe cominciare dal non essere particolarmente fiere di aver partorito (ormai molto tempo fa, tra l’altro) un figlio maschio. Non comunicare con le parole nè coi gesti che per la madre si tratta di un privilegio: addirittura non pensarlo. Considerare il fatto che si rifacciano il letto e raccolgano da terra i calzini non un gesto di generosità ma una semplice decenza. Che tirino l’acqua del wc dopo essere stati in bagno un obbligo; mostrare raccapriccio, fin da quando sono bambini per l’abitudine contraria a meno di non vivere in luoghi desertici e non raggiunti da un acquedotto. Non denigrare la fidanzata di turno perchè inaffidabile, poco gentile, non premurosa. Per nessun’altra ragione, comunque, mano che mai prendere informazioni sulle sue doti muliebri e mostrarsi interdette se la ragazza ha intenzione di stare via sei mesi per uno stage a Boston. Se va a stare da solo, ma tanto capita di rado, oltretutto gli affitti sono carissimi e il lavoro manca, se comunque va a vivere da solo non offrirsi di lavare e stirare la sua biancheria portata a sacchi due volte a settimana, meno che mai andarla a raccogliere a domicilio. Non svegliarlo la mattina al cellulare perchè non sente la sveglia, ha il sonno pesante. Non nascondere al marito le malefatte del figlio, non fare la parte di quella che tutto comprende e tutto risolve, quella che «non lo diciamo a papà», ma nemmeno lasciare che il marito - o il compagno, o il fidanzato, o chiunque sia- sia quello che gioca alla playstation e vede la partita in tv col figlio maschio così di divertono e sono proprio simpatici quei due mentre la madre, quella ropmiballe, sta di là in cucina sempre a lamentarsi e la sorella rifà i letti e scrive un diario perchè non può uscire la sera. Ecco, ripartirei da qui. Poi magari tra una trentina d’anni vediamo anche di fare una legge contro i maltrattamenti domestici, contro la violenza dentro casa, uomini che schiavizzano e segregano e picchiano le donne. Semmai però, se proprio serve, perchè tanto sarebbe di certo inutile, a quel punto.”
—Concita De Gregorio, “Malamore”

lunedì 9 giugno 2014

Concita De Gregorio

Quel che frena l’economia, nel nostro Paese, è la corruzione. L’intreccio fra politica e affari, le cricche degli appalti e dei privilegi, l’assenza di regole e di controlli. La lieta assenza di regole, esibita come un vanto e un esempio.Non c’è chi trovi interesse da investire in un Paese dove la regola è la tangente, il taglieggiamento, il do ut des, dove lievitano i costi e i tempi delle opere pubbliche da realizzare ad esclusivo beneficio di chi lucra sui ritardi. E dove non c’è rischio d’impresa non c’è libertà d’impresa, dove non c’è libertà d’impresa non c’è reale concorrenza, dove non c’è concorrenza non servono i talenti e le qualità delle persone: serve il servilismo, il nepotismo, la corruttibilità. Dunque non c’è speranza per chi è giovane e sa fare le cose, non c’è futuro, non c’è crescita. In tutti i sensi: crescita economica, morale, culturale, non c’è progresso. Chi rimetterà in moto il sistema delle regole e delle responsabilità individuali e collettive rimetterà in moto il Paese.” 
- Concita De Gregorio



martedì 27 maggio 2014

Concita De Gregorio

Cosa sia una “buona madre” lo decidono gli altri.
Il coro.
Quelli che sanno sempre cosa si fa e cosa no.

Cosa è giusto, saggio, utile.
Quelli che dicono “è la natura, è così”: devi avere pazienza, assecondare i ritmi, provare tenerezza, dedicarti.
Se ti senti affondare è perché sei inadeguata.
Se i figli non vengono devi rassegnarti: non accanirti, non insistere.
Si vede che non eri fatta per essere madre.
Se non ne hai voluti devi avere in fondo qualcosa che non va.
Se non hai nessuno vicino che voglia farne con te è perché non l’hai trovato, sei stata troppo esigente, forse troppo inquieta.
Se preferisci il lavoro allora cosa pretendi.
Se ti stanca sei depressa, se ti fa impazzire sei un mostro…
Una cattiva madre.
Concita De Gregorio
Una madre lo sa. Tutte le ombre dell'amore perfetto



martedì 13 maggio 2014

Malamore - Esercizi di resistenza al dolore

Vorrei poter dire che se devi uscire alle cinque per un impegno improrogabile e alle cinque meno dieci la persona con cui dividi l’esistenza ti pone una questione epocale da cui dipende l’esito della tua giornata, della settimana e della vita, ecco, quella è una prova di forza, una forma sottile di violenza che si esercita nel celebre quesito: dimostrami che cosa è più importante per te.
Perché si sa che l’amore viene prima di tutto, per le donne è certamente così.
Perché se hai interessi fuori, più importante deve essere sempre, tuttavia, l’interesse dentro.
Perché se un uomo può dire “scusami ma ho da fare”, e dimenticarsi l’anniversario, la spesa, la festa di compleanno del bambino, la consegna a domicilio, una donna no, non può farlo.
O meglio: può, ma paga un prezzo.
Concita De Gregorio , Malamore - Esercizi di resistenza al dolore

domenica 6 aprile 2014

Concita De Gregorio, Lezioni d'amore- Disamore

Non c’è questa definizione del disamore nel dizionario, però io penso che il disamore sia un amore disabitato. Cioè, il posto dell’amore c’è, è quello lí, ma chi doveva stare in quell’esatto momento e proprio in quel posto ha mancato l’appuntamento, ha come disertato un impegno col destino, senza sapere tuttavia di averlo disertato. È come se, nel tempo e nello spazio, ci fosse un luogo che è pieno di quell’amore, a prescindere, e le persone che dovrebbero occupare quel luogo non lo occupano. Ma quell’amore c’è, e quelle persone ci sono. È come una stanza pronta per gli amanti, senza gli amanti.
- Concita De Gregorio, Lezioni d'amore - Disamore


venerdì 28 febbraio 2014

Concita De Gregorio

Però arriverà, deve arrivare, il momento il tempo e il luogo in cui qualcuno di molto molto autorevole senza essere per questo canzonato e dal coro irriso dica no, non è quello che deve, non è questo che devi accettare per essere accettata.
Non devi fare silenzio.
Verrà il giorno in cui questo tempo avariato scadrà e sarà buttato come uno yogurt andato a male e ricominceremo tutti, dalle case, dalle televisioni, dai giornali, dalle scuole elementari a dire alle bambine: quando ti chiedono di stare al loro gioco, digli di no. E' un gioco sbagliato, non è il tuo gioco. Non è nemmeno un gioco. 
Verrà il giorno in cui capiremo l'abisso in cui siamo precipitati pensando che fosse l'anticamera del privè del Billionaire, che fortuna essere ammessi all'harem, e sapremo di nuovo dire, come i nostri nonni ci dicevano: è una trappola, bambina.
Quando ti chiedono di mostrargli le mutande non è vero che si alza l'auditel, come dice la canzone scema. Quando te lo chiedono vattene, ridigli in faccia e torna a casa.
- Concita De Gregorio

venerdì 10 gennaio 2014

Grazie, Concita!

Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l'ostetrica dice "non urli, non è mica la prima". Imparano a cantare piangendo, a sciare con le ossa rotte. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città a piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. È una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa. Maria Malibran, leggendario mezzosoprano, che impara a nascondere le lacrime durante le terribili lezioni di canto inflitte dal padre. Denise Karbon che scia ingessata, Vanessa Ferrari che volteggia con una frattura al piede. La prostituta bambina che chiude gli occhi e pensa al prato della sua casa nei campi. La giovane donna che si lascia insultare e picchiare dal suo uomo perché pensa che quella sua violenza sia una debolezza: pensa di capirne le ragioni, di poterle governare, alla fine. Le migliaia, milioni di donne che vivono ogni giorno sul crinale di un baratro e che, anziché sottrarsi quando possono, ci passeggiano in equilibrio: un numero da circo straordinario, questo di cercare di addomesticare la violenza - la violenza degli uomini - qualche volta andando a cercarla, persino. Perché è un antidoto, perché è un prezzo, perché il tempo che viviamo chiede uno sforzo d'ingegno per conciliare la propria autonomia con l'altrui brutale insofferenza. Le storie che ho raccolto sono scie luminose, stelle cadenti che illuminano a volte molto da lontano una grande domanda: cosa ci induce a non respingere, anzi a convivere con la violenza? Perché sopporta chi sopporta, e come fa? Quanto è alta la posta in palio? Alcune soccombono, molte muoiono, moltissime dividono l'esistenza con una privata indicibile quotidiana penitenza. Alcune ce la fanno, qualche altra trova nell'accettazione del male le risorse per dire, per fare quel che altrimenti non avrebbe potuto. Sono, alla fine, gesti ordinari. Chiunque può capirlo misurandolo su di sé. Sono esercizi di resistenza al dolore.

CONCITA DE GREGORIO