domenica 26 febbraio 2017

Julio COtàzar

Pensa a questo: quando ti regalano un orologio, ti regalano un piccolo inferno fiorito, una catena di rose, una cella d’aria. Non ti danno soltanto l’orologio, tanti, tanti auguri e speriamo che duri perché è di buona marca, svizzero con àncora di rubini; non ti regalano soltanto questo minuscolo scalpellino che ti legherai al polso e che andrà a spasso con te. Ti regalano - non lo sanno, il terribile è che non lo sanno -, ti regalano un altro frammento fragile e precario di te stesso, qualcosa che è tuo ma che non è il tuo corpo, che devi legare al tuo corpo con il suo cinghino simile a un braccetto disperatamente aggrappato al tuo polso. Ti regalano la necessità di continuare a caricarlo tutti i giorni, l’obbligo di caricarlo se vuoi che continui ad essere un orologio; ti regalano l’ossessione di controllare l’ora esatta nelle vetrine dei gioiellieri, alla radio, al telefono. Ti regalano la paura di perderlo, che te lo rubino, che ti cada per terra e che si rompa. Ti regalano la sua marca, e la certezza che è una marca migliore delle altre, ti regalano la tendenza a fare il confronto fra il tuo orologio e gli altri orologi. Non ti regalano un orologio, sei tu che sei regalato, sei il regalo per il compleanno dell’orologio.

Julio Cortazar, Julio Cortazar, Preambolo alle istruzioni per ricaricare un orologio, tratto da Historias de Cronopios y de Famas

Alda Merini

Lei desiderava un sorriso. Una musica muta. Una riva di mare. Per bagnarsi. Il suo amore impossibile. I suoi piedi nudi e piagati. I suoi meschini capelli. Lei ignorava che il ricordo è un ferro piantato alla porta. Non sapeva nulla. Della perfezione del passato, del massacro delle notti solitarie. Non sapeva che il più grande desiderio è un niente che s’inventa stranissime cose.

Alda Merini

Hanif Kureishi

Ho cercato di convincermi che lasciare delle persone non è la cosa peggiore che puoi fare per loro. Può risultare triste, ma non deve obbligatoriamente essere una tragedia. Se non si lasciasse niente o nessuno, non ci sarebbe spazio per il nuovo. Naturalmente andare avanti è un’infedeltà verso gli altri, verso il passato, verso la vecchia nozione di sè stessi. Forse ogni giorno dovrebbe prevedere almeno un’infedeltà essenziale o un tradimento necessario.
Sarebbe un atto ottimista, un atto di speranza, che garantisce fiducia nel futuro, la prova che le cose possono essere non solo differenti, ma migliori.
Hanif Kureishi, Nell’intimità

sabato 25 febbraio 2017

Oriana Fallaci

"Era dunque stato un amore così piccolo, il suo, se già poteva comportarsi con tanta freddezza? O era stato piuttosto l'allucinazione di un amore inventato? Ma a questa domanda, irritata, scaraventò i pantaloni nella valigia. Allucinazione! Realtà! Che differenza passa tra l'allucinazione e realtà se nella allucinazione vedi e soffri le medesime cose che vedi e soffri nella realtà? Tutti gli ipocriti che hanno amato qualcuno ed ora non lo amano più si difendono dicendo che non si trattava di vero amore: quasi che rinnegare qualcosa di morto sia più dignitoso che ammettere la propria sconfitta."
- Oriana Fallaci, Penelope alla Guerra

Giuseppe Ungaretti

"Vedremo il nostro amore reclinarsi
come sera"
— Giuseppe Ungaretti, verso estratto da Giugno

Amos Oz

Non poche donne sono attratte dagli uomini dispotici.
Come le farfalle con il fuoco.
Mentre ci sono donne che hanno bisogno non di un eroe
e nemmeno di un amante focoso, hanno bisogno più di tutto
di un amico.
E ricorda che l’amicizia fra una donna e un uomo è cosa
rara e preziosa, assai più dell’amore: l’amore è in fondo
una cosa piuttosto rustica, financo grezza, al confronto
con l’amicizia. L’amicizia ha in sé anche una misura
di finezza intellettuale, e di disponibilità generosa, e un
sofisticato senso della misura.
Amoz Oz, “Una storia di amore e di tenebra "

martedì 21 febbraio 2017

Anäis Nin

 L'amore non muore mai di morte naturale. Muore per abbandono, per cecità, per indifferenza, per averlo dato per scontato, per inanità, per non essere stato coltivato. Le omissioni sono più letali degli errori consumati. 
Anäis Nin 


Anaïs Nin

Ci sono abissi in cui

la maggior parte

degli esseri umani

non osa scendere.

Sono gli inferni

della nostra vita istintiva,

il viaggio nei nostri incubi

necessario

per rinascere.

 Anaïs Nin


Anaïs Nin

Capisco la solitudine meglio di chiunque altro al mondo,

ecco perché rispondo alle lettere

e quando mi parli

della pochezza delle gente che ti circonda.

Ricordo i momenti e i posti che non donavano vita.

Devi proprio rimanere li?

Bisognerebbe fare uno sforzo coraggioso

per lasciare i posti vuoti o solitari.

La vita è troppo preziosa.

Guardando al passato mi rendo conto

che siamo noi a creare il nostro destino

e i suoi aspetti negativi con la nostra passività.

Non dovremmo mai accettare la povertà della vita.

So che è difficile affrontare l’ignoto,

trovarsi un altro lavoro,

o un altro modo di vivere

Ma se dipende solo da te,

non accettare il vuoto

(Anaïs Nin)

domenica 19 febbraio 2017

Umberto Eco

Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta. Il coltello viene inventato prestissimo, la bicicletta assai tardi. Ma per tanto che i designer si diano da fare, modificando qualche particolare, l’essenza del coltello rimane sempre quella. Ci sono macchine che sostituiscono il martello, ma per certe cose sarà sempre necessario qualcosa che assomigli al primo martello mai apparso sulla crosta della terra. Potete inventare un sistema di cambi sofisticatissimo, ma la bicicletta rimane quel che è, due ruote, una sella, e i pedali. Altrimenti si chiama motorino ed è un’altra faccenda.
L’umanità è andata avanti per secoli leggendo e scrivendo prima su pietre, poi su tavolette, poi su rotoli, ma era una fatica improba. Quando ha scoperto che si potevano rilegare tra loro dei fogli, anche se ancora manoscritti, ha dato un sospiro di sollievo. E non potrà mai più rinunciare a questo strumento meraviglioso. La forma-libro è determinata dalla nostra anatomia. Ce ne possono essere di grandissimi, ma per lo più hanno funzione di documento o di decorazione; il libro standard non deve essere più piccolo di un pacchetto di sigarette o più grande de L’Espresso. Dipende dalle dimensioni della nostra mano, e quelle, almeno per ora, non sono cambiate, con buona pace di Bill Gates.
E’ vero che la tecnologia ci promette delle macchine con cui potremmo esplorare via computer le biblioteche di tutto il mondo, sceglierci i testi che ci interessano, averli stampati in casa in pochi secondi, nei caratteri che desideriamo, a seconda del nostro grado di presbiopia e delle nostre preferenze estetiche, mentre la stessa fotocopiatrice ci fascicola i fogli e ce li rilega, in modo che ciascuno possa comporsi delle opere personalizzate. E allora? Saranno scomparsi i compositori, le tipografie, le rilegatorie tradizionali, ma avremmo tra le mani, ancora e sempre, un libro.
Umberto Eco, da una Bustina di Minerva del 1994

Umberto Eco

"Per me l'uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l'informazione nell'unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti".
 Da "Se tutta la conoscenza è un viaggio giocoso", Stefano Bartezzaghi a colloquio con Umberto Eco, La Repubblica, 1° settembre 2003

mercoledì 15 febbraio 2017

Romain Gary

"Il giusto mezzo. Da qualche parte tra il fottersene e creparci. Tra chiudersi a doppio giro di chiave e lasciare entrare il mondo intero. Non diventar duri ma neppure lasciarsi distruggere. Molto difficile."
— Romain Gary

Miguel de Cervantes


A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.

Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte”

Mario Quintana

Dobbiamo bastare. Dobbiamo bastare a noi stessi sempre. E quando vogliamo stare con qualcuno dobbiamo essere coscienti che stiamo insieme perchè ci piace, lo vogliamo e stiamo bene, giammai perchè abbiamo bisogno di qualcuno.
(Mario Quintana)



martedì 14 febbraio 2017

Cesare Pavese

Vorrei essere almeno la mano che ti protegge
- una cosa che non ho mai saputo fare con nessuno -
e con te invece
mi è naturale come il respiro
— Cesare Pavese, Carteggio con Bianca Garufi

Fernando Pessoa

Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole)
— Fernando Pessoa, Tutte le lettere d'amore

Storie d'amore

Sono vent’anni che stiamo insieme e tu sei moltissimo per me e io non ho che te in sostanza. Ricordo che quando ero all’ospedale, tu mi abbracciasti dicendo che tu non avevi che me e io in quel momento sentii che questo era vero anche per me.
Alberto Moravia a Elsa Morante, 1962 (da L’amata – Lettere di e a Elsa Morante)

Murakami

Per me l'amore è un puro concetto dotato di un corpo inadeguato, che passando attraverso cavi sotterranei, linee telefoniche eccetera, riesce faticosamente a trovare il contatto. Una cosa terribilmente imperfetta. A volte ci sono errori di trasmissione. A volte non si conosce il numero. A volte ti chiamano, ma hanno sbagliato numero. Non c'è niente da fare.


Haruki Murakami, Dance Dance Dance


Cortazàr

"Eppure, nonostante tutto, solo noi, sappiamo essere così lontanamente insieme."
- Julio Cortazár

sabato 4 febbraio 2017

Sandro Veronesi

Il caos calmo è quell'istante di esitazione che precede una risposta netta, tanto breve e insignificante quanto decisiva. Quei mesi di beckettiana attesa del nulla fuori ad un cancello, su un binario, affacciati ad una finestra di casa, o in qualsiasi luogo. Quei mesi di stallo dopo i quali, si sa, tutto cambia. Ma non si sa in quale direzione. Caos calmo è quell'estraniazione dal mondo che precede l'ingresso in un mondo fisso e immutabile - almeno fino ad un altro caos calmo. La pausa prima del possibile disastro, o del possibile successo. Il momento in cui, ascoltando le vite degli altri, capisci chi sei. E che non sai dove andrai, ma sai dove vorrai andare. Il caos calmo poi si spezza, bruscamente, anche per qualcosa senza un senso apparente, e devi veramente riprendere a vivere. Lanciarti dal trampolino, nonostante tutta la paura, perché non puoi rimanere sulla pedana a guardare la piscina, o voltarti indietro e scenderci.
— Sandro Veronesi, Caos calmo